PRANAYAMA

PRANAYAMA
Pranayama significa letteralmente controllo del soffio vitale. E’ composto da una serie di tecniche volte a modificare in vario modo i processi di respirazione, con lo scopo di aumentare l’assorbimento del prana e migliorarne la distribuzione nel corpo. Il Prana è il principio vitale che governa tutto l’universo. Solitamente la nostra respirazione avviene in modo spontaneo, più o meno profondo, ma senza una particolare coscienza, così come all’interno del corpo avvengono costantemente tanti cambiamenti di cui non abbiamo consapevolezza, il corpo agisce assimilando, digerendo, trasformando, il nostro cuore batte senza chiederci il permesso e normalmente respiriamo senza pensarci, è qualcosa che avviene in modo automatico. Tra tutte le funzioni che il corpo svolge senza che noi possiamo intervenire, il respiro è l’unica cosa che invece possiamo controllare. Per questo è definito anche come la porta verso l’inconscio. Esso è intimamente legato all’aspetto emozionale. Osservandoci notiamo come, se siamo agitati o ansiosi questo diventa corto e superficiale, se siamo rilassati e sereni , si trasforma rallentandosi e divenendo più profondo. Così come le emozioni modificano il respiro, attraverso il Pranayama, modificando i ritmi respiratori, arriviamo ad agire sui processi mentali. Un respiro calmo e regolare è lo specchio di una mente sana ed equilibrata.
Nel Pranayama l’atto respiratorio puo essere diviso in 4 parti:
1- L’inspirazione, Puraka, è associata alla felicità, alla luce, alla pienezza, alla vita, al prendere dall’esterno e al ricaricarci di energia. Ogni volta che inspiriamo, dovremmo prendere coscienza che la vita sta entrando in noi.
2- Il trattenimento del respiro a polmoni pieni, Antar Kumbaka, rappresenta il vivere la vita e l’espanderla nell’organismo, diffonderla, percepirla nella sua totalità.
3- L’espirazione, Rechaka, è associata alla tristezza, all’abbandono, al buio, al vuoto, alla morte simbolica. Ogni volta che espiriamo diventiamo più o meno coscienti che il soffio vitale esce da noi, per ritornare parte dell’universo. Ci dà anche la possibilità di liberarci di tutto ciò che è negativo: pensieri, paure, ansie. Inoltre i polmoni si svuotano di più, avendo così più possibilità di “prendere dall’esterno”, ricambiare e ossigenare l’intero organismo.
4- Il trattenimento del respiro a polmoni vuoti. Bahir Kumbaka, rappresenta il vivere, anche se per pochi attimi , la morte simbolica, la solitudine, il vuoto, il nulla. Significa prendere coscienza della morte, come uno degli aspetti della vita.
Il concetto di vita-morte e la sua accettazione è fondamentale per aiutarci a comprendere i nostri sentimenti più profondi. Guardando come respiriamo possiamo capire se accettiamo lo scambio con il mondo circostante, se riusciamo a viverlo pienamente o se ci freniamo. Spesso chi ha paura del cambiamento, non vuole analizzarsi, non ama porre l’attenzione al respiro. Lo Yoga insegna che solo quando si affronta la paura, questa smetterà di turbarci. Allora per chi non sente la sua connessione col mondo, per chi ha difficoltà a vivere le emozioni, per chi si sente carico di tossine e di impurità di cui vorrebbe liberarsi, è importante iniziare un lavoro corretto e costante sul proprio respiro.

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