Racconti Indiani 3. Le scuole, gli stili di yoga e l’ashram dei Beatles.

Il reportage dall’India di Marta Grechi si arricchisce di un nuovo e ultimo capitolo sulle scuole e gli stili di yoga a Rishikesh, la capitale dello yoga appunto.

Una galleria fotografica è dedicata a quel che resta del celebre ashram (centro di meditazione e pratica yoga) dove alloggiarono i Beatles. Nel 1968 i quattro componenti del gruppo si recarono per frequentare un corso di meditazione trascendentale presso l’ashram dello yogi Maharishi Mahesh. Il viaggio si tenne sei mesi dopo il primo incontro tra la band e Maharishi, avvenuto nell’agosto 1967. Il coinvolgimento dei Beatles nella Meditazione Trascendentale di Maharishi ebbe enorme risonanza sui media e fu uno degli eventi chiave che diedero ulteriore slancio al forte interesse per le dottrine orientali, in particolare indiane, che caratterizzò la cultura popolare occidentale, specie giovanile, di quegli anni. Oggi il centro è compeltamente dimenticato dalla popolazione locale. I pochi turisti che vogliono visitarlo devono inoltrarsi nella selva e pagare una piccola tangente ai poliziotti al cancello.
Ma ora vi lasciamo al racconto di Marta Grechi:

“Sono numerosissime le scuole e i diversi stili di yoga che queste insegnano. Il primo Ashram che ho visitato, è lo Shivananda ashram, considerato un’istituzione sia qui che all’estero.

La sala di Yoga si trova al secondo piano, completamente in legno, grandi finestre che affacciano sul Gange. Qui si pratica il classico Hatha yoga, lezioni separate per uomini e donne. L’insegnante è una bellissima donna, di età indefinibile, capelli rasati, tunica arancione. Il suo viso inspira un’ incredibile dolcezza. Ma il suo modo di insegnare è forte, deciso e sbrigativo.

Il suo inglese incerto e il tono di voce basso rendono difficile, all’inizio, capire le sue indicazioni. Così cerca di spiegarti con i suoi metodi: ti tira, ti strattona, ti sposta le gambe prendendoti a calci. Alla fine ottiene quello che vuole: posizionarti perfettamente nella posizione che aveva cercato di spiegarti, ripagandoti con un sorriso luminoso e profondo. Quegli occhi, che potrebbero essere come quelli di una bambina, si illuminano. Seguo le sue lezioni di pomeriggio.

La mattina inizia presto: sveglia alle cinque, prima lezione di Pranayama alle sei. É inverno, esco da casa alle cinque e 30 ma è ancora buio. Penso a quanto si starebbe bene sotto le lenzuola sentendo ancora sulla schiena il calore del mio letto; come linus , la mattina non esco mai senza il mio plaid.

L’insegnante di pranayama è un uomo di mezza età, con una corporatura forte e robusta, sempre vestito esclusivamente con due bianchi lenzuoli che si lega in vita e si attorciglia intorno alle spalle. Due grandi occhi neri come la pece gli donano un’aria severa e impassibile. Sono due ore di lavoro intenso con la respirazione, kapalabati, bastrica, brahamari pranayama. L’energia fluisce rapida attraverso le Nadi ad ogni cellula del corpo.

Dopo pochi giorni diventa un piacere svegliarsi all’alba per essere presente alle sue lezioni. Sempre disponibile per qualsiasi dubbio, è anche lui cresciuto nell’Ashram di Shivananda. Parlando, mi sono resa conto della sua semplicità: quest’uomo ha il dono del Sapere, non perchè abbia mai studiato, ma perchè lo ha vissuto e sperimentato e questo è il valore aggiunto di imparare lo yoga in India.

La mattina prosegue con un’ora di meditazione, Sanji, l’insegnante, viene da un villaggio del Rajastan. Corpulento, silenzioso e sorridente, inspira stabilità e fiducia. Dice che per scoprire se un tipo di meditazione fa per noi bisogna praticarla minimo per tre volte, così ogni tre giorni, ci sorprende con qualche nuova e stravagante tecnica.

Il panorama che si apre è vasto e variopinto e il trovarsi ogni giorno in contatto così stretto con il proprio mentale apre un mondo. L’osservazione di se stessi ha risultati sorprendenti.

Sono stupendi i pomeriggi che passo sulle sponde del Gange seguendo le lezioni di Tantra mentre il sole, alle tue spalle, riscalda il corpo e l’anima. L’insegnante è un regalo prezioso, Yogendra, un ometto poco più alto di me, sempre vestito con una tunica arancione e un panno arrotolato intorno alla testa, lunga barba bianca e occhi incredibilmente vispi. Per 25 anni ha vissuto a Pune, nell’ashram di Osho, seguendo i suoi insegnamenti.

Pochi sono oggi i maestri in grado di spiegare la filosofia Tantrica , da cui derivano lo Yoga e l’induismo e per mia fortuna lui è uno di questi. Riesce a spiegare con semplicità e ironia, consapevole che non basta una vita per conoscere davvero la materia.

Ma quanto è importante essere consapevoli di non sapere!

Sempre Yogendra la mattina presto dopo meditazione insegna Yoga terapia. A seguire questa materia siamo solo tre persone, perchè fa parte di un corso avanzato, come anche Tantra. Non abbiamo una vera e propria aula, ma ogni mattina svegliamo il ragazzo della reception che dorme in una stanzetta all’ingresso dell’ashram, sistemiamo la lavagna rimediata e facciamo lezione seduti sul suo letto ancora caldo, insieme ad un topolino a cui evidentemente piace la compagnia.

I giorni corrono veloci, le esperienze si moltiplicano, la sensazione è quella di vivere in una grande scuola all’aperto, dove ogni giorno puoi scegliere cosa imparare, toglierti ogni curiosità.

Ho sentito molto parlare di Asthanga Vinyasa Yoga prima di arrivare in India e qui, finalmente ho capito di cosa si tratta: uno Yoga dinamico e avanzato.

L’insegnante ha un non so che di militaresco: una lezione può durare anche due ore e mezza, senza sosta, lavorando profondamente sul corpo, e mostrandoti costantemente i tuoi limiti. Un bellissimo lavoro.

Per tutto questo devo ringraziare Rishikesh e l’India, che posso definire come mia seconda casa, visto che è il posto al mondo dove ho vissuto più a lungo dopo l’Italia. Grazie per l’ospitalità e l’opportunità di crescita umana e professionale. Una delle migliori scuole che abbia mai frequentato nella mia vita.

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